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Aiutiamoli a casa loro… o dimentichiamoli proprio?

15 Agosto 2017 By Dario Fumagalli Lascia un commento

 

Aiutiamoli a casa loro: lo slogan

Gommone con migranti, che stanno per ricevere soccorso“Aiutiamoli a casa loro!”: quante volte abbiamo sentito dire questa frase negli ultimi mesi?

Quello che in principio era solo una battaglia politica della Lega, uno slogan, alla fine ha fatto breccia.
Siamo, come sempre, sotto elezioni. In questo momento storico, tutti i leader si stanno allineando a quest’idea, perché promette di portare molti voti sicuri.

Effettivamente, adesso che la pensano tutti così, ci sono stati degli effetti tangibili: le ONG hanno smesso di traghettare e – stando alle accuse – di fare tratta dei migranti. Ed è sotto gli occhi di tutti il fatto che, come si è regolamentato un minimo dal punto di vista politico l’intera vicenda, gli sbarchi sono subito crollati.

Quindi, “aiutiamoli a casa loro” è uno degli slogan ad ora più gettonati. Porta voti, porta consensi, porta risultati e risolve il problema… per noi, fortunati abitanti del 10% più ricco del mondo.

Problema migranti risolto, o solo nascosto?

Ma, a pensarci meglio, che problema ha risolto? Ha parzialmente e temporaneamente risolto il nostro problema. Va anche detto che, per il politico medio italiano, risolvere temporaneamente e “metterci una pezza” e un’arte assai diffusa e che consente di sbarcare il lunario fino alla successiva tornata elettorale.

D’altronde non è che l’Unione Europea sia meglio o abbia migliore capacità di analisi. Persino Angela Merkel si è congratulata col ministro Minniti per le sue iniziative, senza guardare ai prossimi anni, senza chiedere i piani ed i progetti a lungo termine per risolvere davvero il problema.

Inoltre, non dimentichiamoci che è l’Unione Europea che ha deciso di nascondere la polvere sotto il tappeto e di lavarsi le mani completamente nei confronti di popoli oppressi e sterminati.

Come classificare diversamente una serie di iniziative tutte volte solo a nascondere un problema epocale? Come si dice dalle mie parti: “occhio non vede, cuore non duole”.

Già all’epoca di Gheddafi l’Italia, maestra nell’arte di nascondere la polvere sotto il tappeto, aveva semplicemente dato al dittatore un sacco di soldi per tenersi i migranti a casa sua e farne quel che voleva. Non importa se quelli poi soffrissero o venissero torturati o uccisi; se vivessero senz’acqua, senza cibo, imprigionati o qualunque altra cosa che si possa immaginare in quelle terre barbare. L’importante era che non si vedessero più i “vu cumprà” in spiaggia. Questo è quel che riguarda la “signora Maria”, elettrice tipo. Le togli il “vu cumprà” da davanti e, per quanto la riguarda, è tutto risolto! Non solo, è pronta a votarti subito! Ci può stare che una signora Maria qualunque possa considerare risolti i problemi in questo modo così semplice. Però è imperdonabile che intere classi politiche seguano esclusivamente il pensiero semplicistico di una persona qualunque.

Se non per cultura, almeno per carità ci vorrebbe un esponente, un intellettuale o un pensatore che invece di essere completamente concentrati su temi di tendenza, radical chic, buonisti o “cattivisti”, guardassero un po’ più in là della punta del loro naso, guardassero alla luna.

Quel che vediamo, invece, è un’Unione Europea piccolo nano politico, che paga il dittatore del momento (che sia Erdogan o il re del Marocco va bene lo stesso) per togliere da davanti gli scomodi migranti e consegnarli all’oblio. Ma quello che per noi è un beato oblio, per gli Africani è un inferno.

È vero quelli che sono arrivati da noi sono in massima parte clandestini, migranti economici, o uno degli altri 1000 nomi più o meno fantasiosi con cui si dipinge una moltitudine che lascia le proprie terre in cerca di fortuna.

Tuttavia chi ha ancora un cervello per pensare e magari addirittura una coscienza, sa benissimo che pagare quattro aguzzini per tenere nascosto un problema non lo risolve, non nel lungo periodo. Sa benissimo che, anche assegnando sulla carta l’etichetta a bassissima priorità di “migrante economico”, quelli continueranno a salpare, a camminare, a morire, a milioni, pur di arrivare dove vedono il miraggio di un futuro non miserabile, anzi, migliore.

Serve una nuova classe dirigente

Deve nascere una nuova classe dirigente, dei nuovi intellettuali, dei nuovi pensatori, dei nuovi giornalisti che non siano completamente collusi col sistema. E vero, a noi “popolino” fa piacere che spariscano i migranti da sotto gli occhi, specialmente perché si vedono dei risultati in termini di sicurezza, economici e di competizione sleale sul lavoro. A politici, intellettuali, giornalisti fa piacere incrementare la propria popolarità, “risolvendo il problema” in modo facile e veloce. Tuttavia ci deve essere qualcuno che denunci che il problema c’è: è temporaneamente nascosto ma non sta sparendo e, come i tizzoni ardenti, se li si abbandona diventano neri ma dentro c’è ancora il fuoco.

Sterminio e sfruttamento sistematico

In questo momento stiamo nascondendo e assistendo ad uno sterminio di massa di Africani tale che, probabilmente, un giorno sarà scritto sui libri di storia. Al suo confronto i milioni di morti causati da Hitler e Stalin saranno poca cosa. Con la connivenza e complicità di tutti i governi occidentali, di quello americano e di quello cinese, sta avvenendo la strage più vasta di tutti i tempi.

Le pesantissime responsabilità delle multinazionali

Le civilissime multinazionali europee stanno essenzialmente continuando lo sfruttamento coloniale come se fossimo tornati al passato. Idem per quella americane. Bambini africani sfruttati mentre estraggono minerali per i nostri pc e smartphoneNon solo più diamanti, non solo più oro, non solo più petrolio o uranio. Adesso l’Africa viene sfruttata e spolpata anche per i nuovi minerali quali il Coltan e in genere le cosiddette terre rare. Questi materiali sono essenziali per la produzione di alta tecnologia, di smartphone, di computer e di apparecchiature miniaturizzate in genere. Vengono usati per realizzare i componenti elettronici e sono sempre più richiesti.

É qui che si vede come li “aiutiamo a casa loro”. Non andiamo a offrire lavoro, a stringere partnership, a fondare startup, a progettare uno sviluppo per l’Africa. Non andiamo a restituire un pochino del benessere che abbiamo estratto a forza dal mondo intero ed in particolare dagli abitanti di un continente che ha tanto sofferto. Non finanziano le startup neanche i ricchi, neanche Soros con gli altri cosiddetti filantropi e benefattori, spesso a capo delle stesse multinazionali che beneficiano dello sfruttamento a sangue del popolo africano. No, noi andiamo lì, paghiamo due soldi al dittatorucolo della situazione o, addirittura, causiamo scientemente guerre civili, per poi accaparrarci di tutte le risorse seppur ricchissime del continente africano, senza dare nulla in cambio.

Sono ormai arcinoti gli articoli che descrivono i bambini sfruttati nelle miniere e nelle cave, messi a scavare senza alcuna protezione, anche a 6 anni d’età.

Blood in the Mobile Official Trailer

Uploaded by bloodinthemobile on 2010-08-16.

É anche noto cosa capiti a chi, coraggiosamente, provi anche solo ad indagare su questi fenomeni. Celebre è il caso della giornalista Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin, che furono tolti di mezzo senza troppi complimenti, per aver scoperto un traffico internazionale d’armi in Somalia. Celeberrimi i casi di armi vendute dall’Italia anche a “Paesi canaglia” come quelli arabi.

Questo è il nostro “aiutarli a casa loro”. Perché poi, al di là delle parole e degli slogan elettorali, restano i fatti, resta la storia… e i fatti sono quelli.

Nessun politico, nessun parlamento, nessuna ONU o Unione Europea dicono o fanno mai nulla per fermare o anche solo per controllare queste ingiustizie. Sono tutti interessati, o collusi, o parte attiva del problema e, quindi, non della sua soluzione.

Le multinazionali sono il nuovo sovra-potere mondiale. Hanno fatturati superiori ai Paesi che dovrebbero governarle. Non pagano mai le tasse. Legalmente, s’intende. I politici sono sempre disponibilissimi a lasciare “buchi legislativi fiscali” a chi finanzia le loro campagne! Non rispondono a nessuno per i loro crimini ed il loro sfruttamento delle terre e delle persone fino all’esaurimento. Anzi, sono concausa di problemi devastanti come quello della migrazione africana di massa ma lasciano che le conseguenze le scontiamo noi Italiani. Quasi nessun politico italiano e nessun politico europeo sta attivando alcuna iniziativa per andare alla radice del problema. Anzi – e abbiamo vasti elenchi di politici italiani a testimoniarlo – sperano, un giorno, d’essere assunti chi da banche disoneste, chi da multinazionali tanto ricche quanto senza scrupoli.

Sfruttamento e conquista: il nuovo corso politico del governo cinese

A peggiorare ulteriormente le cose, oltre ai cambiamenti climatici adesso sono arrivati anche i Cinesi. I Cinesi hanno letteralmente preso d’assalto l’Africa. Stanno comprando latifondi e addirittura influenzando le politiche nazionali. Hanno imposto loro forze armate direttamente sul suolo africano, stanno costruendo metropoli vuote (per ora), con prezzi d’acquisto assurdamente esosi, da “Europa bene”, non da Africa. Naturalmente, non stanno dando lavoro né pagando alcun residente africano perché, per risparmiare, stanno usando come forza lavoro i carcerati cinesi condannati ai lavori forzati. Non solo, privi di qualunque coscienza sia umana che per la natura, stanno distruggendo boschi, foreste, savane, sterminando specie in via d’estinzione senza nessun problema e senza che nessuno dica nulla. Stanno anche realizzando colture intensive quali ad esempio vasti campi di soia. Tutto questo mentre il mondo intero, a partire dall’Europa, guarda dall’altra parte e parla, parla, e, al massimo, arriva a dire: “aiutiamoli a casa loro”.

Il perché di queste vastissime operazioni cinesi? Stanno pianificando un’invasione (questa sì, per davvero) di centinaia di milioni di cittadini cinesi in sovrannumero. Per i più curiosi, viene di seguito riportato un’articolo di giornale inglese (quelli italiani non vale la pena citarli), che copre l’intero tema con tante foto (per chi non sapesse l’Inglese! 😉 ) e analisi.

Why has China built a ghost town in Africa?

Nova Cidade de Kilamba has 750 eight-storey blocks of apartments But it has no residents, and the £75,000 cost is too much for slum-dwellers...

Un Occidente che guarda dall’altra parte

Il solo sfruttamento nelle miniere di terre rare, ossia una frazione di tutte le attività occidentali in Africa, ha già portato ad alcuni milioni di morti. Pensiamo a quanti altri morti, che non vedranno mai neanche una sepoltura e tantomeno una nota in un telegiornale, saranno causati dagli espropri di massa, dalla distruzione sistematica e completa di tutta la vegetazione che serve agli Africani per vivere.

È vero, qualcuno potrebbe pensare che gli Africani dovrebbero in qualche modo contrastare tutti questi assalti ripetuti da secoli contro di loro, però ormai è plateale la differenza abissale tra la nostra capacità distruttiva e la loro capacità di resistenza. D’altronde cosa è capitato agli indigeni d’America sia del Nord che del Sud, quando sono arrivati Inglesi, Spagnoli e Portoghesi? Milioni di morti, sterminio di massa, riduzione in schiavitù e riserve dove mettere i pochi sopravvissuti. Questo è il destino anche dell’Africa, è inutile “girarci intorno”. Gli Africani sono tanti, però ne stanno morendo tantissimi e nessuno alza un dito. Anzi, siamo tutti contenti del nuovo smartphone o del fatto che ne vediamo arrivare molti meno. Non si vedono più, ma intanto muoiono.

I politici sono contenti, perché adesso verranno eletti. Gli azionisti delle multinazionali sono contenti perché guadagneranno sempre più denaro. A chi importa se morirà qualche centinaio di milioni di persone, in un posto dimenticato e poco importante? Il titolo di questo articolo proponeva una provocazione: “dimentichiamoli proprio”. Forse sarebbe meglio così. Se ci fossimo dimenticati dell’Africa, probabilmente adesso loro potrebbero almeno autodeterminarsi e sopravvivere. Invece, con il grande “aiuto a casa loro” che stiamo portando, stiamo causando morte, miseria, distruzione, inquinamento ed emigrazione epocali. Salvo puoi dare la colpa a loro, ossia quelli che stanno subendo tutto questo. Certo, possono essere antipatici, fastidiosi, magari sporchi, spesso ignoranti talvolta incivili. Ma sono uomini. Mentre noi ci affidiamo a degli assassini. Siamo pronti a difendere, con le unghie e con i denti, i diritti acquisiti del cagnolino scodinzolante, griffato e profumato, ma ancora più pronti a dimenticare quelli di un bambino che vive lontano. Molto lontano.

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I numeri falsi sull’immigrazione

3 Giugno 2016 By Dario Fumagalli Lascia un commento

I numeri falsi sull’immigrazione

Ci stanno riempiendo la testa ormai da anni con dei numeri falsi sull’immigrazione. Gli esperti di sociologia dei media la chiamano “narrazione”, che serve ad influenzare il “percepito” della popolazione. Nello spirito schietto di questo blog, invece, andremo direttamente alle cifre, ben sapendo che al giorno d’oggi è difficile persino trovare cifre attendibili e non manipolate.

Recentemente sulla RAI sono stati divulgati una serie di dati elaborati a partire dal Documento Economico Finanziario (D.E.F.) 2016 e quindi non originati da forze dell’opposizione né pubblicati da organi d’informazione anti-governativi.

Leggendo questi dati, provenienti dal governo stesso, si evince che qualcosa non torni nella narrazione, che i dati normalmente resi pubblici sull’immigrazione siano fasulli o per lo meno “edulcorati”. Non solo. Ci sono anche stati nascosti molti dettagli scomodi a proposito del trattamento che l’Unione Europea (UE) sta applicando solo all’Italia.

 

I numeri falsi sull’immigrazione… e quelli veri

I numeri falsi sull'immigrazione: impatto economico

Veniamo subito ai dati sull’immigrazione trasmessi sulla RAI.

La misura dell’impatto economico degli stranieri in Italia, serve a capire l’eventuale discrepanza tra quanto raccontato da anni in merito al ritorno economico dell’immigrazione in Italia e la realtà.

La realtà è spietata: c’é un disavanzo netto di 5 miliardi di euro! Ossia siamo in presenza d’un costo del valore d’una manovra finanziaria, ben maggiore del valore risparmiato dall’abolizione dell’IMU sulla prima casa!

In particolare, saltano agli occhi quattro numeri:

  • I ben noti 8,9 miliardi di contributi previdenziali ampiamente sbandierati nella “narrazione”. Normalmente, la divulgazione di televisione e stampa si ferma qui.
  • I 7,8 miliardi di spesa per sanità, scuola e servizi sociali.
  • I 2,8 miliardi di spese del Ministero degli Interni e Giustizia per far fronte agli arrivi, accoglienza e anche detenzione in carcere.
  • Gli 8,9 miliardi di debito implicito previdenziale.

Come spesso succede, non si dice un’aperta bugia agli Italiani, ma una molto furbesca mezza verità. Per cui, è vero che entrano 8,9 miliardi dagli immigrati ma si tacciono le uscite!

Mentre i primi due dati sono piuttosto ovvi e conosciuti, le spese del Ministero degli Interni ed il “debito implicito previdenziale” sono degni d’attenzione.

Spese del Ministero degli Interni

Il concetto di 2,8 miliardi di spese del Ministero degli Interni non è difficile da comprendere. In questo caso non sono numeri falsi sull’immigrazione. Tuttavia quello che colpisce è l’ammontare enorme della cifra rispetto al fatto che l’Italia faccia parte dell’Unione Europea.

Ci sono diversi punti stridenti in merito. L’Europa si è impegnata pesantemente ad aiutare un Paese neanche europeo e solo formalmente democratico: la Turchia. Sono stati stanziati 3 miliardi di euro, con una previsione di ulteriori altri 3 miliardi in seguito. L’Italia, come membro dell’Unione Europea, ha versato 225 milioni per quello che all’atto pratico è stato un’inchino alla storica alleanza Germania-Turchia e per frenare l’afflusso di veri profughi (su questo concetto si parlerà in seguito) da quest’ultima alla prima.

All’Italia, che invece sta subendo decenni di sacrifici, salvataggi, accoglienza e disagi, quasi nulla. La dimostrazione di questo “quasi nulla” verrà mostrata a breve in questo articolo.

Questo è palesemente scorretto se non adirittura ingiusto, indipendentemente da numeri falsi sull’immigrazione o meno.

Debito implicito previdenziale

Sopra si parlava di veri profughi di guerra siriani, che la Germania ha accolto solo finché ha avuto bisogno di manodopera qualificata e laureati. La demografia dell’immigrazione in Italia, invece, è estremamente diversa ed è quasi esclusivamente composta da migranti economici oppure da opportunisti. Per far meglio comprendere la distinzione, è necessario riassumere brevemente le tre macro-categorie principali d’immigrati in questo periodo storico: profughi e sfollati, migranti economici / “climatici”, opportunisti.

  • profughi di guerra: vanno aiutati da tutta l’Europa e poi, a guerra finita, sono loro stessi che in più interviste han confermato che non vedono l’ora di tornare nella loro patria. Queste espressioni, da sole, fanno capire il tenore, l’etica di uomini e donne che si trovano in un momento di grande difficoltà ma sono poi pronti a ripartire e ad aiutare la rinascita del loro Paese.
  • migranti economici / “climatici”: vanno aiutati in subordine ai primi, dato che in economia le risorse sono sempre limitate, ed i problemi no. A seconda del ciclo economico possono essere un grande valore (anni 90, boom produttivo che richiede nuova manodopera) o meno (mega-crisi, non trovano niente da fare, non si riesce a garantir loro un futuro accettabile, finiscono in carceri che il buonismo di oggi chiama “centri d’accoglienza” e vengono pagate cooperative private invece che secondini). Per quanto mi riguarda, massimo rispetto ed anche aiuto a queste persone… ma sempre tenendo conto che la priorità vera va ai profughi di guerra. Non solo, molti Italiani sono ad oggi in condizioni d’estremo disagio e quindi può capitare di dover dolorosamente scegliere tra questi Italiani e gli altri poveri. Compito triste ed ingrato, ma occorre quanto meno riconoscere che gli Italiani impoveriti sono: Italiani (!) e che hanno contribuito allo Stato per una vita.
  • opportunisti: una percentuale per nulla insignificante, giovanottoni ventitreenni molto “testosteronici”, più o meno palestrati con iPhone. Sono peraltro quelli che più si lamentano, sfasciano o bruciano tutto nelle loro rivolte, su temi assolutamente non tipici di esseri umani nel bisogno: hotel a quattro stelle non abbastanza comodo o centrale, gourmet che non cucina le tipicità che esigono e così via. Mentre per quanto riguarda lo Scrivente, queste persone non hanno alcun titolo a restare in Italia, c’é tutta una corrente “mondialista” di personaggi quali la Boldrini, Napolitano ed altri che li vede molto di buon’occhio e, anzi, cerca in ogni modo di farli passare per profughi bisognosi. Non dico che questo tipo di migranti siano tutti da condannare o stigmatizzare (alcuni partiti tendono ad accentuare gli aspetti odiosi di queste persone), però meritano sicuramente meno priorità di tutti gli altri, Italiani impoveriti inclusi. E’ essenzialmente per giustificare il loro ingresso e permanenza in Italia che si pubblicano numeri falsi sull’immigrazione.

Tornando all’argomento sul debito implicito previdenziale: in Italia abbiamo dunque pochi migranti profughi, gli altri che arrivano, vogliono rimanere e vogliono quindi un lavoro. E’ vero che coloro che effettivamente trovano un lavoro contribuiscono alle pensioni correnti, ma nei dati comunemente diffusi si tace il fatto che tali contributi non coprano le effettive spese future. Un’esempio facile da capire di debito implicito previdenziale: anche dopo le famigerate riforme, moltissime pensioni, anche basse (numericamente sono moltissime!), non provengono solo da contributi effettivamente versati (regime contributivo). Prendono invece anche una porzione retributiva (“integrazione al minimo” e altro) che non è mai stata versata da nessuno e questo genera un debito pregresso che a suo tempo si dovrà pagare. Nel caso specifico, molti migranti non matureranno una pensione grazie ai soli contributi ma la riceveranno comunque.

Questo genera un debito implicito – ossia non evidente oggi ma che colpirà come un maglio domani – di ben 8,9 miliardi di euro.

 

Bilancio finale sull’impatto economico degli stranieri in Italia: -5 miliardi di euro, che qualcuno deve trovare e pagare.

 

I non aiuti dell’Unione Europea all’Italia

Costo dell'emergenza migrantiIl peso dell’immigrazione pesa principalmente su due Paesi già stremati dalla crisi: Grecia ed Italia. Tuttavia la tipologia d’immigrazione è estremamente diversa.

Dei due, la Grecia è stata protagonista per un’anno d’un fenomeno migratorio insostenibile, in buona parte sono profughi di guerra siriani con un certo numero di migranti economici provenienti dall’Estremo Oriente. A suo tempo la Germania mandò un messaggio rivelatosi assolutamente improvvido: invitò i profughi ad andare in massa sul proprio territorio. La Germania aveva bisogno di manodopera qualificata e laureati. Per ragioni incomprensibili, non si aspettava che al suo appello avrebbero risposto milioni di persone. La Grecia in breve tempo divenne corridoio di transito per un’umanità provata e distrutta, finché la Germania decise che non poteva ospitare altri disperati e chiuse i battenti. Dopo breve tempo tutti gli Stati Europei che fungevano da corridoio seguirono l’esempio e chiusero i propri confini, dando complessivamente un’immagine d’Unione Europea assai poco “unione”. La Grecia, senza più sbocco per i migranti, rischiò di collassare. La Cancelliera Merkel contattò la Turchia, primo anello del corridoio dell’immigrazione, per concertare un trattato che impedisse ai migranti di raggiungere la Grecia. La Turchia accettò, naturalmente dietro congruo compenso economico.

Tutta l’Unione Europea ha contribuito alla richieste della Turchia versando 3 miliardi di euro, con un’ulteriore estensione prevista di altri 3 miliardi. L’Italia non si è tirata indietro e ha versato una quota di 225 milioni di euro. Abbiamo pagato per impedire l’arrivo ai veri profughi, ossia quelli davvero titolati! Invece quelli meno titolati continuano imperterriti ad arrivare in Italia.

Italia, Paese di serie B per l’Europa

L’Italia non si tira mai indietro, chiede sempre pochissimo e non ottiene quasi nulla. Guardiamo i dati della grafica di sopra, che mette a confronto i costi dell’emergenza migranti del 2015 con quelli che il governo prevede per il 2016: le spese sono tutte raddoppiate, mentre i contributi UE – già veramente ridicoli – sono diminuiti!

Ossia, abbiamo dato 225 milioni di Euro alla Turchia che ha già ricevuto 3 miliardi (+3 futuri), mentre noi, che adesso siamo sotto il fuoco incrociato dell’immigrazione sia dal Medio Oriente che dal Centro-Sud Africa, riceveremo solo 112 milioni invece che 3 miliardi!!! Eppure la spesa totale sarà di 4 miliardi e 115 milioni, più che in Turchia!!!

Perché la Turchia riceve 3+3 miliardi e l’Italia 112 milioni solamente? Perché uno Stato nemmeno europeo e nemmeno davvero democratico e che non ha mai contribuito con un solo euro all’Europa, ottiene decine di volte tanto quello che noi, Stato Fondatore dell’Unione Europea, riceviamo nonostante paghiamo ampi contributi? Perché dobbiamo persino sorbirci i numeri falsi sull’immigrazione pur di non vedere, pur di non sapere?

La risposta è semplice: l’autorevolezza e la forza dell’Italia è di molto inferiore a quella di Paesi ben meno rilevanti. In Europa gli altri Stati mandano esponenti di punta, sanno che dalle loro decisioni derivano immensi danni o benefici alla propria nazione. In Italia si mandano i “trombati” della politica, gli scarti e per di più sono anche ampiamente assenteisti.

Ma questo non basta a spiegare questa disparità incredibile di trattamento.

C’é un fattore importante: governi e governicchi da un bel po’ di anni a questa parte non sanno più dove andare a raschiare il fondo del barile. Lungi da loro anche solo pensare di toccare gli sprechi. Infatti quelli che noi chiamiami “sprechi”, per la politica sono “essenziali poltrone di potere” a tutti i livelli. Allora si continua a sprofondare nel debito e, quando l’Europa dice STOP al debito, i nostri politici inventano Eurobond ed altre scuse per fare “diversamente debito”. E quando anche qui l’Europa dice STOP allora l’ultima strada rimasta per continuare a far debito è di svendere sovranità e d’approvare leggi ingiuste contro l’Italia. Famosi sono i casi di leggi assolutamente anti-italiane contro la pesca (più leggi), contro la protezione della genuina denominazione d’origine, contro la produzione di latte. Tutte leggi passate senza alcun’opposizione sostanziale da parte dei politici italiani. Venendo al presente, l’Italia rinuncia ad ogni forma di rimborso pur d’ottenere la famosa “flessibilità”, ossia ancora un’altro modo di fare “diversamente debito”. E poi accetta di svendere tutti i nostri marchi, brevetti, gioielli nazionali.

Questo atteggiamento scandaloso ed ingiusto dell’Europa nei nostri confronti è originato dalla pochezza della nostra classe politica, che lascia campo libero ai predatori che vengono dall’estero. Vengono divulgati numeri falsi sull’immigrazione per mettere a silenzio o confondere le opinioni su questi grandi fenomeni in atto. Non solo, nell’equazione vanno anche inseriti i creditori storici dell’Italia, i famosi 2300 miliardi di debito pubblico. Questo sarà oggetto d’un futuro articolo.

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Il trattato di Dublino è una bufala

4 Agosto 2015 By Dario Fumagalli Lascia un commento

Il trattato di Dublino

Il trattato di Dublino è una bufala. Tripla.

Trattato di Dublino III - ce lo chiede l'Europa!Quante trasmissioni televisive ci hanno parlato del trattato di Dublino? Il trattato di Dublino, che all’inizio si chiamava Convenzione di Dublino ed ora si chiama: regolamento di Dublino, sta causando non pochi grattacapi all’Italia. Quanti talk show politici ci hanno spiegato, quasi con supponenza, che l’attuale,  disastrosa situazione che ci ritroviamo con la (non) gestione dell’immigrazione sia frutto d’un’improvvida firma apposta su un trattato europeo di tanti anni fa?

Quanti battibecchi interminabili, quante accuse reciproche sul fatto che a causa di tale accordo europeo l’Italia si debba in pratica tenere tutti i richiedenti asilo politico! Richiedenti che peraltro tra ricorsi, ritardi, stratagemmi di guadagno da parte delle cooperative su quella che si può prefigurare una vera e propria tratta degli schiavi, finiscono spesso per diventare una categoria sfumata, onnicomprensiva, non solo degli aventi diritto.

Non solo, l’Italia ha anche sottoscritto gli “Accordi di riammissione degli immigrati clandestini”. Ovvero: l’Italia ha l’obbligo legale di riammettere i profughi, anche contro la loro volontà.

Quindi, col passare degli anni, la prassi tipica adottata per ogni immigrato o migrante è diventata la seguente:

Ingresso clandestino -> Ospite di struttura -> Rilascio generalità -> Domanda d’asilo -> Ricorsi su ricorsi e mille altri espedienti molto lucrativi -> Permanenza in Italia resa effettivamente permanente o a “tempo indeterminato” anche in caso di rigetto della domanda.

Questo percorso è ormai talmente radicato che, i migranti che volessero solo transitare per l’Italia per poi proseguire verso il Nord Europa, devono rifiutarsi di rilasciare le proprie generalità.

Nel resto di quest’articolo si confuterà il fatto che queste prassi e persino il trattato di Dublino stesso siano tenuti in gran conto all’estero o adirittura usato contro di noi. In un’articolo futuro sì parlerà anche della famosa quanto inutile diatriba tra Ius Soli e Ius Sanguinis sul diritto di cittadinanza.

 

Bufala numero uno: obbligatorietà di firma

Da più parti si ripete che il trattato di Dublino sia stato essenzialmente un’accordo a senso unico, imposto dall’alto, senza possibilità di precisazioni o eccezioni. Queste affermazioni sono false fino al regolamento di Dublino III. La Convenzione di Dublino o “Dublino I” prevedeva infatti la possibilità per i Paesi Europei di aderire solo in parte e d’escludere determinati territori. Non a caso, Francia, Gran Bretagna, Olanda… si preoccuparono di far escludere le loro aree più esposte ad eventuali sbarchi clandestini (di solito, le loro isole).
L’Italia, essendo il Paese più esposto di tutti, ovviamente (!) non fece escludere nulla. Preferì invece dotarsi di proprie leggi interne, che naturalmente vennero rese inefficaci con l’alternanza di governi ideologicamente contrapposti.

 

Bufala numero due: il trattato di Dublino introduce criteri obiettivi

Grande cura è stata posta nello stilare un regolamento che rendesse i criteri per l’accettazione e gestione delle domande d’asilo il più obiettivi possibile. Questo principio era già presente in pectore nella Convenzione di Dublino e fu decisamente sviluppato durante la stesura del regolamento di Dublino III.
Tuttavia, come spesso accaduto in passato (vedasi sciocca normativa che impone l’accensione dei fari alle automobili di giorno in Sicilia come in Svezia) i regolamenti “one size fits all” o “generalisti” o “orizzontali” non funzionano alla prova dei fatti.

Così capita che i vari Paesi applichino il regolamento in modo utilitaristico, per lo più seguendo logiche di forza ed influenza a livello europeo.
Ormai è un classico il vedere la Francia agire con criteri molto soggettivi: i migranti che cercano d’entrarvi passando dalla frontiera a Mentone vengono tutti respinti. Non solo, la Francia applica in modo compulsivo il regolamento, che contempla la ricerca di “prove” di permanenza precedente d’un clandestino in un’altro Paese Europeo come criterio per il respingimento. Ha fatto notizia il rimpatrio forzoso in Italia di migranti trovati magari a Parigi, magari ivi residenti da tempo, che però avevano conservato uno scontrino fiscale d’un bar italiano.

Allo stesso tempo, in modo assai poco obiettivo ed imparziale, la Francia ha lasciato nascere e crescere un’immenso accampamento di fortuna vicino a Calais dove, in modo molto “Italiano”, non identificano i migranti ivi assiepati, nella speranza di sbolognare la “patata bollente” alla Gran Bretagna.

Stessa cosa per le navi europee: si guardano bene dall’effettuare il naturale compito d’identificare coloro che soccorrono in mare. Infatti sanno molto bene che, essendo una nave in acque internazionali un’estensione territoriale della nazione d’appartenenza, sarebbero poi tenute a portare il carico di migranti fino al Paese di cui battono bandiera.

 

Bufala numero tre: gli altri Paesi rispettano il trattato di Dublino

I Paesi Europei tendono a “stiracchiare” il trattato di Dublino o persino a sospenderlo (salvo poi riprenderlo, come fece l’Ungheria) se non a “dimenticarlo”.

L’Italia non è certo esente (mica ci possiamo far mancare qualcosa! 😉 ) da colpe. Anzi, considerando che una tra le premesse fondamentali della Convenzione di Dublino era:

Consapevoli della necessità di adottare misure per evitare che la realizzazione di questo obiettivo determini situazioni che lascino troppo a lungo un richiedente l’asilo nell’incertezza quanto all’esito della sua domanda e desiderosi di dare a ogni richiedente l’asilo la garanzia che la sua domanda sarà esaminata da uno Stato membro e di evitare che i richiedenti l’asilo siano successivamente rinviati da uno Stato membro ad un altro senza che nessuno di questi Stati si riconosca competente per l’esame della domanda di asilo.

possiamo senza tema di smentita affermare che in fatto di “troppo a lungo” ed “incertezza” abbiamo più di qualche colpa da farci perdonare.

Tuttavia anche gli altri Stati fanno i “furbetti”. Le navi di soccorso in precedenza discusse, stanno ripetutamente aggirando il regolamento di Dublino omettendo d’identificare anche solo una delle persone che recuperano in mare. Peraltro l’articolato del regolamento di Dublino III è stato sapientemente scritto in modo da svantaggiare sempre l’Italia col concetto di “stato ospite”. Naturalmente i politici italiani hanno firmato il regolamento di Dublino III con tale clausola senza fiatare.

Senza addentrarci nelle condizioni dei “migranti economici” la Germania ha tenuto comportamenti di scoraggiamento persino verso i rifugiati politici. Infatti i Tedeschi preferiscono importare manodopera specializzata d’alta qualità che produca ricchezza, non rifugiati da “tenere a carico”.

Ad esempio, nel 2013 solo il 24,9% dei richiedenti asilo è stato accolto e, a differenza dell’Italia, coloro la cui richiesta è stata respinta non possono “darsi alla macchia”. Possono venire espulsi, quasi sempre verso l’Italia. Non solo, solo l’1,1% dei richiedenti asilo è stato accolto in base all’apposito articolo della Costituzione Tedesca. Coloro che vengono ammessi, vengono assoggettati a condizioni restrittive ed economiche. Ad esempio, i “ricongiungimenti” vengono solo accettati se i parenti già sul territorio pagano per mantenerli. Non solo, i rifugiati hanno restrizioni sul tipo di lavoro che possono ottenere e, a seconda della situazione locale, possono non ricevere cibo, servizi, pagamento delle bollette e simili ma devono mantenersi da soli. Queste e altre restrizioni fanno sì che la Germania formalmente osservi il regolamento di Dublino III però tutte le condizioni sfavorevoli da sole pongono un forte disincentivo alle richieste d’asilo.

Francia e Spagna tendono invece al “fai da te”. Così come si sono sentite liberissime di non rispettare il famoso vincolo del 3% sul rapporto debito / P.I.L., tendono anche a gestirsi l’immigrazione in piena autonomia. Lasciano all’Italia lo scomodo ruolo di “studente diligente che fa i compiti a casa” (detto anche ruolo dell’ “utile idiota”).

Ad esempio, in Francia già solo per far domanda d’asilo politico, occorre dimostrare d’avere un domicilio riconosciuto dalla Prefettura. La procedura burocratica per il riconoscimento del domicilio dura anche alcuni mesi. Durante questi mesi, non viene rilasciato nulla al richiedente. Può quindi capitare che venga fermato per un controllo e, dato che non ha nulla per dimostrare il suo status di rifugiato, verrà espulso, che lui sia un profugo legittimo o no.

Trattato di Dublino, identificazione immigranti alle Isole CanarieIn Spagna ci sono stati periodi più o meno favorevoli ai rifugiati (come già detto prima, qui non si sta parlando di non rifuguati, ossia dei migranti economici).

Nonostante la Spagna sia stato tra i Paesi costituenti della Convenzione di Dublino e nonostante, a differenza di altri, non abbia indicato una parte dei propri territori come “esenti dal trattato di Dublino”, adatta gli accordi in modo “flessibile”.

Ha unilateralmente abolito la possibilità di richiedere asilo politico entro l’enclave di Melilla. Inoltre, com’è possibile leggere dalla parte evidenziata sul ritaglio di giornale in allegato (tratto da pagina 6 del “Diario de Avisos” del 4 Agosto 2015), la Guardia Civil effettuerà identificazioni coatte per poi espellere coloro trovati clandestini in pochissimo tempo.

Questo prova ancora una volta che quanto affermato dai rappresentanti del Ministero dell’Interno (impossibilità d’imporre l’identificazione) sia solo una scusa. Dove ciò lo si vuole fare, viene effettivamente fatto.

Risultato concreto, sempre disponibile sul medesimo articolo dal giornale: con una politica d’espulsione dei non aventi diritto, da 31.000 migranti salvati nell’Atlantico in 8 anni, si è passati a soli 62 nel 2014. La Spagna ha stretto diversi accordi col Marocco, che nel 2013 ha assegnato lo status di rifugiato politico a 580 persone e le ha tenute sul proprio territorio. Anche l’Italia a suo tempo fece accordi con la Libia. Poi, dopo la morte di Gheddafi, non è stato stipulato alcun accordo con nessuno dei due governi ora al potere, nemmeno con quello riconosciuto a livello internazionale.

In due prossimi articoli copriremo altri due temi d’attualità:

  • Come le altre nazioni, sia europee che non, gestiscono l’immigrazione economica.
  • L’assoluta irrilevanza della questione sulla cittadinanza e della polemica su Ius Solis contro Ius Sanguis.

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