Alfano fa quasi tenerezza. Quasi.
Ieri mattina guardavo un telegiornale italiano. Fin dal mattino presto campeggiavano una serie di mezze figure che rilasciavano interviste pavoneggiandosi per i risultati conseguiti. Naturalmente il fatto che il mazzo se lo siano fatti gli operai dei cantieri lo ha solo menzionato uno e per breve tempo.
Al termine di questo “giro” abbastanza stomachevole – la gara a mettersi in mostra sulle spalle degli altri, appare cotale uomo dabbene (sì, sto citando il Manzoni): il Ministro degli Interni Alfano.
Lui, al pari delle altre mezze figure, non perde un istante per lodarsi (ma non c’é il detto: “chi si loda s’imbroda?”) sulla bontà dimostrata delle misure per controllare i facinorosi e Black Block che si sono aggregati ai No Expo. Parla delle indagini, del grande lavoro d’intelligence, delle espulsioni. Tace sul fatto che il giudice, con tipica intelligenza italica ha decretato l’espulsione per 10 giorni DOPO la manifestazione – sai che utilità…).
E come succede sempre con Alfano, basta un’oretta per smentirlo. Ovviamente capita il pa-ta-trac, ovviamente i Black Block fanno quello che vogliono, ovviamente distruggono impunemente, senza mai conseguenze o responsabilità. Sì, hanno fermato una manciata d’individui, ma per loro è già pronta la pacca sulla spalla e via.
E ora Alfano si rintana sulla difensiva, dice che senza le sue misure sarebbe potuto andare peggio.
Scherziamo? Se avessero messo un bidello milanese (chiedo scusa ai bidelli per l’affiancarli impropriamente a cotale uomo dabbene) a dire ai vari responsabili di controllare i poliziotti in questa o quella via, avrebbe ottenuto lo stesso risultato o uno migliore!
E che parlare del grande Sindaco di Milano, Pisapia? “Ci costituiremo parte civile”. Ma come, un tuo strettissimo collaboratore lo hai scelto proprio dal mondo dei centri sociali e antagonisti, costituisciti contro te stesso e dimettiti!
Qui a Tenerife io non riesco nemmeno a spiegare alla gente del posto cosa sia un centro sociale. Non riescono nemmeno a capire come possano esistere posti fuori da qualsiasi legge, con ragazzotti – spesso figli di papà e spesso dediti alla droga – che lì conducono una vita assolutamente fuori da ogni contesto civile.
Io quando frequentavo il Politecnico ne conoscevo un numero. Come? I figli dei professori erano molto spesso quei ragazzotti.
La storia era sempre la stessa: professore sessantottino, figli anche buoni e amichevoli ma “schizzatissimi e fusi” e che vivevano nei centri sociali e si facevano vedere solo per allungare la mano e chiedere soldi.
Cosa ricordano i centri sociali? Ricordano i campi rom, gli edifici abusivamente occupati ed in generale uno dei tanti ghetti che si sono ritagliati la loro sovranità all’interno di uno Stato che non esiste.
Che pena. Sono passati 40 anni e abbiamo ancora da sopportare le conseguenze d’un’epoca sciagurata, che ha trasformato l’Italia in un postribolo per nulla-facenti senza senso né responsabilità. Ma consci dei DIRITTI ACQUISITI. Quello sì.