Trasferire la sovranità italiana
Jens Weidmann è il presidente della Deutsche Bundesbank ed un noto “falco” sulle politiche d’austerità.
Secondo Weidmann, l’Europa del dopo Brexit è arrivata ad un bivio e per ottenere un’unione monetaria più forte occorre trasferire la sovranità italiana e tedesca all’Unione Europea.

Jens Weidmann, presidente della Deutsche Bundesbank e presidente della Banca dei regolamenti internazionali
Questa frase naturalmente ha subito scatenato un sacco di polemiche da parte di molti esponenti ed analisti italiani. Tuttavia, secondo me, queste obiezioni sono molto omologate e seguono tutte uno stesso filo logico: una Germania cattiva, anzi cattivissima, una Germania che si fa gli affari propri, a partire con la riunificazione con la Germania dell’Est, che esporta oltre misura senza curarsi dei limiti imposti, una Germania che sfrutta la povera Italia.
Prendiamo ad esempio quest’analisi su Weidmann, che suggerisce di trasferire la sovranità italiana, pubblicata solo ieri. Come altre decine d’analisi fa una critica puntuale ma secondo me semplicistica e senza ricerca delle radici, senza raccontare perché siamo finiti proprio qui e proprio oggi.
Visto che le considerazioni “contabili” sono state già svolte da così tanti altri, mi dedicherò invece proprio a far capire perché siamo finiti nella condizione d’essere sudditi sciocchi della Germania. Perché sapere come siamo finiti così, aiuta a capire come si comporteranno ad esempio i nostri politici a seguito di queste affermazioni.
Unione Europea ed Europa non sono la stessa cosa
Distinguiamo il concetto d’Europa più o meno unita da quello di “Unione Europea”. L’UE nasce da ideali della massoneria progressista, concettualizzati nel famoso Manifesto di Ventotene del massone progressista Altiero Spinelli (status confermato sul sito del Gran Oriente D’Italia Democratico). Come per moltissimi altri progetti, è stata poi “reinterpretata” dagli esponenti della massoneria aristocratica e trasformata in un’inutile e ferragginosa sovrastruttura pan-burocratica.
Questo fattore è importante, perché delinea chi ha voluto l’UE. Non si tratta di volontà popolare, ma d’un’aspirazione d’un’elite. Progressista, all’inizio, poi aristocratica (che che alla fine è quella effettivamente al potere), ma sempre elite. Questo mina fortemente l’autorevolezza dell’UE, come per tutte le strutture sociali prive di sostegno e legittimazione popolare. Da qui l’eterna, fastidiosa sensazione del: “ce lo chiede l’Europa”, ossia d’un senso d’oppressione dall’alto, da parte di burocrati ciechi e sciocchi.
Inutile dire che quest’elite non ha fatto alcun tesoro dell’esperimento parzialmente fallimentare precedente: la creazione dall’alto dell’Italia.
Anche qui, consorterie, moti clandestini e massoni (tra cui Garibaldi e Mazzini) finanziati dalla Gran Bretagna, Francia ed altri, imposero una sovrastruttura nazionale sulla testa di tante popolazioni estranee, non integrate, spesso con odii secolari, sempre con economie diversissime. La frase famosa dell’epoca, infatti, era: “Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli Italiani”.
Si noti quanto sia immediatamente ovvia l’assurdità di voler calare un’entità nazionale sulla testa degli altri. Eppure l’hanno fatto.
Ma dopo tutto, non dimentichiamoci che era la stessa stolta mentalità con cui furono calate dall’alto nazioni africane e mediorientali coi confini tracciati col righello e che spesso racchiudono popoli che si odiano. Giusto fare esempi d’attualità: Siria, Turchia e Libia.
Non solo, già all’epoca ebbero la brillante idea d’imporre una moneta dall’alto (la lira), troppo forte per il Meridione. Tale moneta fece danni irreparabili che ancora oggi sono tragicamente evidenti: regioni dal ricco tessuto industriale, ricche d’infrastrutture logistiche d’avanguardia vennero spoliate e devastate già solo per via della moneta (per non menzionare anche chi fece attivamente razzia).
Ora, le stesse elite che han creato vari Stati dal nulla e con monete disfunzionali, ci hanno imposto dall’alto l’UE, ossia la ripetizione in grande degli stessi errori devastanti.
Qui, entra in gioco la classe politica italiana, introducendo il punto seguente.
Nessuno ci obbliga a stare nell’Unione Europea
Qualsiasi tipo d’analisi economica avrebbe suggerito una grandissima prudenza verso l’adesione all’Unione Europea. Tuttavia la politica ed in particolare le elite che ne muovono le leve, hanno fatto pressioni formidabili sui decisori. Dietro questa spinta ideologica, l’Italia è stata fatta entrare in Europa persino truccando i conti. Ormai l’hanno ammesso tutti i protagonisti dell’epoca, persino Romano Prodi. Altre grandi nazioni, quali la Svizzera e la Norvegia, ma anche più piccole quali l’Islanda, si sono rifiutate d’entrare nell’UE. Altre, quali la Gran Bretagna, si sono “accostate” all’UE, salvo poi uscirne, liberamente e con un processo pienamente democratico.
Tutto questo per dire: non abbiamo una “prescrizione da ricetta medica” che c’imponga d’essere entrati o persino di rimanere nell’UE. Non ci si può lamentare quando un “Weidmann qualunque” venga a dirci che si debba trasferire la sovranità italiana e tedesca all’UE. Se non piace, non ci si lamenta, non si minaccia. Non si battono i pugni sul tavolo. Si esce. Altrimenti si resta e si tira avanti. Le analisi o le lamentele lagnose servono solo a screditarci di fronte ai partner europei, dimostrano mancanza di spina dorsale.
L’unico motivo per cui siamo ancora in UE, nonostante i danni enormi che ciò ci abbia causato, è puramente ideologico. La Gran Bretagna ha preso la decisione d’uscirne, ben sapendo che ciò avrebbe comportato costi e problemi, tuttavia la decisione c’é stata ed ora la Gran Bretagna è più autorevole e prestigiosa di prima.
I patti sono patti
I patti sono patti e la parola data ha un valore. Ancor di più quando i patti sono scritti. Ancor di più per coloro che tali patti li hanno richiesti a gran voce.
Tutta la vicenda relativa alle affermazioni di Weidmann secondo cui si dovrebbe trasferire la sovranità italiana e tedesca all’UE è partita e ruota intorno al tema della normativa europea sul bail in bancario.
Anche qui… è perfettamente inutile puntare l’indice contro la Germania cattiva ed egoista. La Germania ovviamente fa i propri interessi. L’Italia sa farsi i propri?
No, assolutamente no. Infatti è stata l’Italia a chiedere a gran voce la normativa sul bail in bancario, anzi ha fatto pressioni per accelerarne l’approvazione a livello europeo.
Cosa dovrebbe pensare una nazione europea d’un’Italia che prima fa pressioni per approvare una normativa e poi immediatamente dopo chiede delle deroghe sulla medesima? Possibile che sia tutta colpa della Germania se abbiamo chiesto noi d’approvare il bail in contro il nostro interesse? Ormai il trattato è stato firmato e come tale va rispettato.
Non si tratta d’una normativa imposta all’Italia, ma dell’Italia che attivamente la controfirma… salvo poi rimangiarsi la parola immediatamente dopo e chiederne l’esenzione. E’ un comportamento scorretto, schizofrenico e di grande danno al prestigio della nostra Nazione.
Per cui, prima di scandalizzarsi e d’adire sdegnati alla carta (stampata e non) per lamentarsi con alti lai, guardiamo agli errori grossolani compiuti dai nostri governanti. E’ vero che quella nell’occhio della Germania non è solo una pagliuzza, ma è ancor più vero che noi abbiamo non solo un trave nel nostro. Abbiamo un bosco.