Festeggiare le donne l’otto Marzo è una cosa inutile, ipocrita e anche fondamentalmente sbagliata. Questo per vari motivi.

Celebrare qualcosa in cui non si crede
Partiamo da quello più evidente. E’ profondamente ipocrita festeggiare le donne (e, in genere, una categoria sociale) solo un giorno l’anno, ignorandole tutto il resto dell’anno.
C’é l’ “effetto Panda”, ossia far vedere le donne come degli esseri deboli, indifesi, quasi in via d’estinzione. Da mettere per un giorno sotto i riflettori. Io fossi una donna troverei questo atteggiamento quasi insultante. Le donne non sono per niente deboli e indifese. Passano tutta la vita a destreggiarsi e a combattere come delle leonesse per i propri figli, per la propria vita, per la propria carriera, senza mai stancarsi. Molto meglio degli uomini. Questo dipingerle come poveri esserini da proteggere con la bambagia è oltremodo irrispettoso nei loro confronti.
Una festa costruita per controllo e profitto
Non solo, assistiamo a un fenomeno molto propagandato dai soliti enti transnazionali e dalle multinazionali: ossia il famoso “giorno dedicato a”.
C’é un giorno per tutto e per tutti: per i gattini, per i poveretti, per gli anziani, per i terremotati, per le Foche Monache, per quelli che inciampano nei sampietrini e così via. Sempre ignorati, sempre dimenticati, tranne che in un giorno. Un giorno solo, a sottolineare come tutto il resto dell’anno siano effettivamente ignorati.
Queste non sono nient’altro che iniezioni di buonismo a tempo, di calmante e metadone, di “oppio per i popoli”, per distogliere l’attenzione della gente dalla distruzione che sta avvenendo nei confronti dei loro VERI diritti e della loro vita. Distruzione a opera proprio delle organizzazioni internazionali e multinazionali. Multinazionali che in questi giorni lucrano vendendo prodotti, fiori, regalini e quant’altro, mentre il resto dell’anno sfruttano, tolgono diritti, evadono tasse…
Invece le donne e anche gli altri gruppi sociali non vanno festeggiati un giorno all’anno. Vanno amati, rispettati e considerati tutti i restanti 364 giorni. Non ci deve essere una festa o una rivendicazione specifica per attivare la nostra coscienza su coloro che ignoriamo con tanto gusto e tanto impegno.
Non solo, all’ipocrisia del sistema si aggiunge anche quella personale. Ci sono certi imprenditori che regalano la mimosa alla moglie e, il giorno dopo, fanno firmare alle neoassunte un contratto di dimissioni in bianco, da attivare nel caso restassero incinta. Come lo dobbiamo chiamare questo comportamento?
E poi, pensiamo ad un livello ancora più elevato. Dobbiamo pensare a ciò che c’è di profondamente e fondamentalmente sbagliato nella nostra società da millenni. Adesso presenterò un discorso molto complicato da capire, non per come è scritto, ma perché ormai certe ideologie sono arrivate quasi a livello di DNA per noi. E’ difficile criticarle, contestarle, guardare oltre.
Malthusianesimo e darwinismo
Infatti tutta la nostra società moderna è basata indirettamente sul malthusianesimo, su un certo darwinismo e, infine, marxismo. Per chi ancora non fosse scappato al leggere queste parole, si spiegheranno i motivi nei prossimi paragrafi.
Essenzialmente queste ideologie raccontano una umanità fondata su concetti completamente materialistici e animalistici. Il malthusianesimo, si focalizza molto su un conflitto di carattere economico e arriva a conseguenze paradossali quali l’opportunità di sterminare i poveri (chiamiamolo “controllo delle nascite”).
Il darwinismo, da non confondere con la famosa “teoria sull’evoluzione della specie”, ci insegna come la natura selezioni il più forte, colui che riesce a imporsi e prevalere, colui che riesce a schiacciare le altre specie.
Invece, la scienza, quella vera, quella moderna, ha scoperto l’importanza della collaborazione tra individui anche di specie diverse. Ha anche scoperto che ridurre il conflitto aiuta tutta una comunità a sopravvivere meglio. Ma questi concetti non vengono esattamente pubblicizzati al giorno d’oggi.
Fa molto più comodo continuare a insegnare la lotta al ribasso, la competizione sfrenata, ovviamente sempre tra i poveri. Che vinca il “migliore”! Ossia, nella narrativa di oggi: colui che lavora due ore (non pagate) in più; colui che rinuncia a più diritti di altri; a colui che è fedele e più rispetta chi lo comanda.
E chi comanda, fa scrivere sui propri giornali e fa dire sulle proprie televisioni che egli stesso è buono, istruito, competente, sensibile coi poveri e discriminati, filantropo (alla Soros) e, immancabilmente, progressista.
Marxismo e femminismo
Il marxismo e il femminismo, che idealmente vengono dopo malthusianesimo e darwinismo, altro non sono che una reazione sbagliata nei rispetti di ideologie sbagliate. Ossia, denunciano il rapporto di sfruttamento tra poveri e potenti ma falliscono nel dare una soluzione funzionante.
In che senso falliscono? Falliscono perché restano nella cornice, nell’alveo o – per dirla con Foà – nel frame proprio di quelle ideoelogie che combattono.
Né marxismo, né femminismo capiscono che la soluzione a ideologie basate sulla nozione che tutto si basi su rapporti di forza, di lotta, di competizione e prevaricazione non è scendere in campo per imporre la propria forza di lotta e prevaricazione / rivoluzione. Non capiscono che invocare e legittimare una divisione e guerra tra sfruttatori e sfruttati non è il modo per risolvere le discriminazioni.
Questo è ancora più importante se pensiamo che non possiamo fare guerra tra uomini e donne. A differenza delle guerre vere, non possiamo pensare a uno sterminio completo del nemico. Abbiamo bisogno gli uni degli altri per andare avanti.
Bisognerebbe ripensare profondamente alla nostra società e al fatto che sia basata da secoli su ideologie che predicano lotta e conflitto. E’ molto complicato perché ormai sono concetti che fanno parte quasi del nostro DNA. Non solo. Abbiamo tutta la narrativa delle classi dominanti, che, a loro vantaggio, non fanno altro che predicarci da secoli quanto sia buono e bello lottare, farsi guerra (loro si dichiarano guerra, NOI muoriamo), competere e stroncare il prossimo. Prossimo sempre visto come avversario, se non nemico. Per il quale non si deve provare nessun rimorso e nessuna pietà.
Scienza: “cooperare, non combattere”
Invece la scienza ci insegna che rispetto, cooperazione e riduzione del conflitto ci portano tutti un gradino più avanti. Tutti insieme. E, forse, questo “tutti insieme” non fa comodo a chi vuole invece stare un gradino sopra gli altri. A chi vuole la politica del “divide et impera”.
E, se non crediamo nella scienza, c’è stata comunque una Persona, 2000 anni fa, che già ci era arrivata. Sì questo rivoluzionario è proprio Gesù, che già all’epoca insegnava rispetto, collaborazione, e persino amore tra tutti noi. Anzi era così rivoluzionario da dire: “porgi l’altra guancia” e “amerai il tuo nemico”. Naturalmente queste nozioni già all’epoca non erano esattamente ciò che volevano sentirsi dire i “pragmatici”, i potenti e gli intellettuali. Loro, compiendo lo stesso errore di tanti filosofi e intellettuali del XVIII secolo, aspettavano l’ “uomo forte”, il condottiero che li avrebbe liberati dal dominio Romano. Non un “illuso” che predicava pace, amore e collaborazione. Per questo scelsero Barabba.
Cosa capiterebbe alla nostra società se ci sforzassimo di vivere come insegna la scienza, persino la fantascienza (esempio, umanità evoluta di Star Trek) o, almeno, come già diceva millenni fa, il Vangelo?
Capiterebbe che l’8 Marzo non dovremmo avere un giorno specifico in cui ricordarsi delle donne. Non dovremmo pensare o supportare una lotta o un conflitto delle donne per poter ottenere la parità dei diritti degli uomini. Semplicemente saremmo già tutti uguali e rispettosi gli con gli altri.
Senza bisogno di segni esteriori, senza bisogno di “togliersi il senso di colpa” regalando il fiorellino, senza bisogno di dover imporre quote rosa e altri meccanismi artificiosi e fasulli.
Sono artificiosi fasulli perché non sono sentiti, sono imposti e, come tutte le cose imposte, tendono a disfarsi col tempo. La gente non ci crede per davvero.
Il fatto che la gente non ci creda è perché da millenni viene loro propagandato che l’unico modo di risolvere i problemi sia la forza, la rivoluzione, la prevaricazione, la prevalenza del più forte, la lotta per il diritto. Sempre lotta e conflitto, sempre guerra: questa è la mentalità fondamentalmente sbagliata di interi millenni.
Conclusione: l’era del cambiamento
Viviamo in quella che molti chiamano l’era del cambiamento. Ma se non capiamo questo errore fondamentale che stiamo facendo da millenni, non ci potrà essere un vero cambiamento.
Ci saranno solo nuovi vincitori e vinti. Vinti, pronti raccogliere le proprie forze e a combattere di nuovo per diventare i nuovi e prepotenti vincitori. Questo è un ciclo sterile che ha paralizzato la nostra evoluzione. Il conflitto perenne non porterà mai l’umanità da nessuna parte. Bisogna rompere questa catena. Se ci arrivano gli animali a capire che la cooperazione è meglio del conflitto, ma noi no, allora noi non siamo neanche pari agli animali. Non andremo mai da nessuna parte.
Certo, diventeremo dei grassi cyborg tecnologicamente avanzatissimi… ma pur sempre delle capre ottuse e incapaci di amarsi.
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