In questi giorni vediamo una presenza a tutto campo e quasi continua di questa ragazza attivista ed ecologista, di origini svedesi.
Quando si assiste a questi fenomeni così inusuali e particolari, bisogna evitare ogni forma di risposta emotiva, analizzare nei dettagli perché sono nati, perché esistono e, soprattutto, dove vanno a parare e chi ci guadagna (cui prodest).

Solo così ci si può fare un’idea il più possibile oggettiva, razionale e chiara di cosa ci sia in campo.
In questo contesto andiamo ad analizzare la cornice prima ancora che il contenuto. Il contenuto, infatti, non ha nulla di particolarmente innovativo o rivoluzionario. Di persone che ci hanno avvertito sull’emergenza dell’inquinamento, dei gas serra ecc. ce ne sono state a migliaia.
E’ un discorso molto appassionato, piacevole, popolare, esprime dei valori “giovani” e sentiti da una certa parte della popolazione.
Il fatto che questa narrazione abbia scatenato questa ribalta mediatica, fa sorgere una serie di dubbi che riguardano proprio il momento politico ed il contesto di questa ragazza.
Attivista e vegana
Greta non è solo una semplice ragazza col viso acqua e sapone. Non è una bambina prodigio caduta dal cielo, con idee neutrali. Nonostante la giovane età, è un attivista di lungo corso, con idee politiche molto precise. Per politico, in questo contesto, non s’intende “di destra” o “di sinistra”, ma un programma ecologista da lei supportato.
Essere un attivista non è di per sé un male, ma ovviamente la rende di parte e, quindi, passibile di obiezioni.
Questo articolo non vuole assolutamente mettere in dubbio le buone intenzioni di Greta, né le sue indubbie capacità. Solo la ragnatela che si è subito creata attorno a lei. Per questo, non si discuterà sulla sostanza del suo progetto, ma di quello che le stanno tessendo intorno.
Fenomeno mediatico improvviso
Questo è forse uno dei punti più peculiari su di lei. Essenzialmente ha fatto dei sit in di protesta, ha voluto che i suoi usassero un’auto elettrica per accompagnarla e tante altre cose che denotano una forte sensibilità ecologista.
Ma non c’é stata un’eccezionalità, non c’é stato un qualcosa che istantaneamente ti fa diventare un Divo a livello mondiale.
Ad una persona con un certo senso critico, potrebbe venire in mente che il suo fenomeno mediatico sia stato costruito a tavolino, un po’ come si è fatto con Macron.
Come dimostrazione molto semplice, basta seguire i seguenti passi:
- Copiare un suo discorso;
- Recarsi sotto una scuola con un cartello che minaccia lo sciopero della fame o qualcosa del genere;
- Aspettare.
Quanti sono pronti a scommettere che entro un giorno, una settimana o un mese verranno chiamati o intervistati anche solo dalla radio di quartiere? Quanti pensano che un sindaco di qualunque paese o città li inviterebbe a esporre tale discorso in pubblico?
Quante probabilità di venire invitati direttamente al Parlamento Europeo o in altre istituzioni sovranazionali a fare degli interventi alla pari di leader e presidenti di Nazioni?
Poche, vero?
Come mai gli inviti a Davos? A eventi di finanza e comunque di “elite”?
E invece, nel suo caso, come una meteora, è subito finita su tutti i più grandi giornali e TV di tutto il mondo. E, notizia di oggi, proposta anche per il Nobel per la pace.
Ragioniamo razionalmente: quante probabilità ha una persona, con un buon discorso e alcuni atti di disobbedienza civile, di assistere a questa ascesa travolgente e fulminante a livello mondiale. Forse lo 0,00000000001%?
Dato che razionalmente è inspiegabile che dei discorsi non nuovi, non originali e proposti da “una signora nessuno” diventino “virali” a livello globale così rapidamente, significa che bisogna cercare altre motivazioni.
Tipicamente di fronte a fenomeni difficilmente spiegabili ci si deve chiedere: “chi se ne avvantaggia?”, “chi sta finanziando o spingendo?”. O, per dirla con i dotti, “cui prodest”?
Media mainstream
Analizziamo gli elementi che abbiamo a disposizione.
Abbiamo una ragazza dal viso pulito, che si presenta molto bene e in modo credibile a tutte le fasce della popolazione. Il caso più tipico di “influencer”. Influencer e attivista. Una preda ghiottissima per un sistema sempre affamato di nuovi personaggi da usare a proprio vantaggio.
L’altro fattore che risalta immediatamente è il supporto totale, acritico e incondizionato da parte di tutti i giornali, le TV ed i media mainstream. Quelli tipici: BBC, The Guardian, La Repubblica, Rai 3…
Dal momento che questi sono sempre e comunque dalla parte del padrone e ne fanno i suoi interessi, come mai supportano questa ragazza in modo così entusiastico?
Magari questa ragazza è una fantastica testa di ponte, da sfruttare per far passare dei messaggi di controllo del potere (soft power)?
È possibile nascondere nella cornice qualcosa che ti viene consegnato assieme al quadro?
L’agente di trasporto
Quando si parla di fenomeni infettivi o invasivi, spesso si può individuare un agente esterno indipendente, spesso inconsapevole ed incolpevole, che trasporta il carico patogeno o “payload”.
Nel nostro caso, abbiamo alcuni segni che possono indicare che, effettivamente, il discorso ecologista trasporti con sé un contorno di messaggi politici piuttosto precisi.
Il primo segno evidente: nell’ottica delle elezioni presidenziali del 2020, questa potrebbe apparire parte di un’agenda anti Trump.
Ma tralasciamo per un momento questa che potrebbe essere una pura congettura. Dopo tutto Greta è in Europa.
Elenchiamo invece alcuni fatti, che invece non sono contestabili.
Il 14 di marzo del 2019, al telegiornale su Rai 3, si è parlato ampiamente di Greta Thunberg.
Ma non solo. Si è parlato di un numero di altre ragazze che la stanno imitando in tutta Europa. Esse stanno tutte guadagnando una fama istantanea a livello almeno europeo. Fin qui, tutto abbastanza “normale” per questi fenomeni aiutati dai media. Tuttavia sono stati anche rivelati alcuni dettagli interessanti.
Con una certa enfasi, il giornalista del telegiornale ha sottolineato come alcune di esse abbiano messo e stiano mettendo sullo stesso tavolo ecologismo, lotta all’inquinamento, teoria gender e lotta LGBT. Infatti sostengono che “l’attuale insensibilità ed ignoranza sui problemi ecologici faccia parte dello stesso modo di pensare che è favorevole alla discriminazione di genere e dei diritti civili”.
Da queste dichiarazioni possiamo iniziare a dedurre che chi c’è dietro questo attivismo, vada ben oltre la sensibilità ecologica. È lo schieramento politico che sostiene il costruttivismo sociale, il femminismo intersezionale, il gender, i social justice warrior e così via. Nella fattispecie, il Partito Democratico USA e le sue infinite “succursali” in tutto il mondo.
Come prova del nove è bastato aspettare pochi minuti. Il servizio successivo del telegiornale consisteva di un’intervista al ramo italiano degli attivisti che si sta ispirando a Greta.
Anche qui studenti coi visi puliti che però, dopo un minuto, dicono al giornalista che in Italia si deve implementare il Green New Deal (testuali parole).
Per chi non seguisse la politica americana, il Green New Deal è il programma politico di estrema sinistra creato ed ideato da Alexandria Ocasio-Cortez. Anche lei è un fenomeno creato a tavolino, sfruttando una vulnerabilità del sistema elettorale americano. Anche lei è una forte attivista, ed è di estrema sinistra – neomarxista. Il suo Green New Deal è un programma al di fuori del mondo, ben oltre il “sistema Maduro”, assurdo, insostenibile, che ha trovato persino forte opposizione da parte dei più grandi sindacati americani, in quanto prevede spese di 3 trilioni di dollari e la perdita di milioni di posti di lavoro il nome di una nuova società americana neomarxista.
I media mainstream (come pure le università) americani, inglesi e svedesi sono ormai da anni in mano ai cosiddetti “comitati etici”, rigorosamente di estrema sinistra e neomarxisti. Con queste manovre mediatiche, siamo di fronte ad una strumentalizzazione, con dei fini politici, di una ragazza svedese. Ci sono di mezzo sia le elezioni presidenziali americane del 2020 che la successione forzosa – in senso sempre più estremo – a Nancy Pelosi, attuale capo del Partito Democratico USA.
Conclusione
Non sappiamo come andrà a finire dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico.
Ma giù oggi possiamo dire i fattori in gioco dal punto di vista politico.